Mio figlio non comunica

“Ci sono due cose durature che possiamo lasciare in eredità ai nostri figli: le radici e le ali.” 
William Hodding Carter II

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Nonostante uno dei principali assiomi della comunicazione sia che è impossibile non comunicare, c’è da credere che un adolescente faccia del suo meglio per provare il contrario. Chiudersi in camera, rimanere in silenzio a chattare al cellulare o al computer, o rispondere a monosillabi giusto per tenere buoni i genitori sono in effetti strategie per comunicare che… non si vuole comunicare. Crescendo la necessità di spazi di autonomia cresce, così come il risentimento di dover ancora dipendere da decisioni altrui per le proprie scelte.

Se da ragazzini ci si sentiva i depositari dei segreti e delle confidenze dei nostri figli, ora che sono cresciuti a volte si ha la sensazione di vivere con degli estranei. Al di là del colpo che questo infligge all’autostima dei genitori, la questione è tutt’altro che futile: crescendo, i ragazzi hanno bisogno di sperimentarsi nel mondo, di scoprire se stessi mettendosi alla prova, anche sfidando le regole precostituite. È un equilibrio delicato, perché anche se in teoria è una premessa ovvia, in realtà non è sempre facile capire come fare a tenere le linee di comunicazione aperte e a proteggerli senza essere invadenti.

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ADOLESCENTI: SFATIAMO UN MITO

“L’adolescenza è l’epoca in cui l’esperienza la si conquista a morsi”.
– Jack London

Loving couple having fun on the beach, enjoying their summer holiday together.

Che strana società quella in cui viviamo: parliamo di adolescenza come di una specie di mostro in cui dibattersi pieni di tormenti, smarriti tra i cambiamenti e arrabbiati col mondo; eppure al tempo stesso in Italia siamo tra i più refrattari a passare alla fase successiva, quella dei cosiddetti “adulti”, e quando lo facciamo finiamo per fantasticare sugli anni migliori della nostra vita… quelli dell’adolescenza!

In parte facciamo del revisionismo storico: scartiamo le angosce e sofferenze di quegli anni e ci focalizziamo solo sulla vitalità, la passione, le opportunità ormai passate. In parte facciamo l’opposto: soprattutto come genitori, ci aspettiamo che a 12-13 anni il nostro frugoletto innocente (ma siamo così sicuri che lo sia?) scompaia all’improvviso e si trasformi in una belva feroce fatta di umori imprevedibili e violenti, di chiusure, infelicità e ribellione. Ma sarà proprio così?

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